Inaugurato il negozio di abbigliamento del brand Beteyà, tutta la produzione si svolge nella sartoria costruita sui terreni confiscati alla mafia. Il progetto a sostegno della legalità e dell’integrazione è frutto dell’operosità di un team di lavoro composto da giovani siciliani e migranti.
Nel centro commerciale Porte di Catania gestito da Ceetrus Italy è stato da poco inaugurato il negozio di abbigliamento del brand Beteyà il cui atelier – cuore e motore della produzione e decorazione di capi di abbigliamento unici – sorge su terreni confiscati alla mafia. L’idea nasce 3 anni da un network di partner dell’entrotrerra siciliano che insieme hanno presentato il progetto “Sud – Arte& Design” per il bando “Beni Confiscati 2016” il cui obiettivo è creare un progetto di sviluppo per il territorio e sostenere la legalità nei beni confiscati alla mafia. Con la vittoria del bando è iniziata un’attività di formazione e di inserimento lavorativo che ha coinvolto giovani siciliani emigranti e che si è tradotto in un vero e proprio percorso di integrazione sociale.
Nel 2019 una volta pronto l’atelier e realizzati i prototipi dei capi è stato progettato lo spazio e disegnato il layout del negozio all’interno del centro commerciale di Porte di Catania.
Le collezioni uomo donna non sono dei semplici abiti ma ogni vestito racchiude con sé i 5 valori su cui si fonda Beteyà: Legalità, Integrazione, Eticità, Sostenibilità ed Esclusività.Tutti i capi sono stati realizzati nella sartoria secondo un progetto etico che porta avanti i valori della comunità e coinvolge giovani di diverse nazionalità:qui le differenze culturali fanno la differenza e costituiscono il vero valore aggiunto.
I modelli della collezione sono costituiti da creazioni originali che hanno dato vita ad un brand afro-italiano. Con la vendita dei capi si intende contribuire alla realizzazione di progetti solidali di sviluppo in Africa.
“Siamo soddisfatti di poter annoverare Beteyà tra i nostri store” – spiega il direttore del centro commerciale Porte di Catania, Pasquale Barbaro – “questa iniziativa è il simbolo dell’operosità locale e di come sia possibile realizzare un progetto che promuova l’etica, il rispetto tra popoli diversi e allo stesso tempo contribuisca a sviluppare un’economia all’insegna della trasparenza e della sostenibilità”.
“Il progetto Beteyà è nato come un’opportunità di sviluppo per il territorio e come momento di affermazione dei valori fondamentali della legalità e dell’integrazione” – dichiara Agostino Sella, presidente di Don Bosco 2000 – “E’ un’esperienza in cui capitali umani diversi (migranti e italiani) convivono per la realizzazione e la vendita di un prodotto che rappresenta la sintesi tra due diversità culturali come quella africana e quella europea”.
Beteyà: è un brand dell’associazione Don Bosco 2000 che si occupa di moda etica, sostenibile e solidale. Sui terreni confiscati alla mafia Beteyà, ha costruito il proprio atelier dove realizza tutti i prodotti con un personale costituito da giovani siciliani e migranti. Don Bosco 2000 è un’impresa sociale che promuove lo sviluppo del territorio, il sostegno a giovani vulnerabili e progetti solidali di sviluppo in Africa.